lunedì 23 giugno 2014

Mtb La Via degli Dei - Bologna Firenze attraverso l'Appennino



Tutto era a posto, tutto programmato. Previsioni meteo splendide.
Eppure, eppure appena arrivato a Bologna alle sette il cielo s’annuvola e qualche goccia cade. Avevo deciso di farla e l’avrei fatta ugualmente, ma col senno del poi consiglio di rinunciare se dovesse piovere o minacciare di farlo. Il fango e l’umidità su quelle rocce vi farebbero pentire amaramente di non aver desistito.



Programmo due giorni, il percorso è impegnativo, bisogna essere preparati.  Qui si scarpina parecchio con la bici in spalla. Alcune pendenze, con terreno rovinato rendono impossibile la pedalata. Ma tranquilli che questo non toglie, anzi aumenta, il fascino di questo percorso. 


Quest’anno non posso dire di essere in forma, anzi sono per niente preparato. Ma un numero maggiore di soste, permettono di recuperare le forze e godere del bellissimo contesto in cui si viaggia.
Attraverso Piazza Maggiore, ammiro le Torri del centro di Bologna e poi prendo  la ciclabile per Casalecchio.
Poi Oasi di San Gherardo, Prati di Mugnano, Monte del Frate, Monte Adone, Monte Rumici, Monzuno, Monte Poggio, Santa Croce, Madonna dei Fornelli, Monte Bastione, Passaggere e poi, dopo avere ammirato i resti della Strada Romana del 187 ac, giu’ fino al passo della Futa. 



Circa settanta chilometri e duemilaquattrocento 2400 metri di dislivello. Come dicevo, farla in due giorni non è per tutti.
Ma c’è di molto bello. Praticamente l’asfalto non esiste, single track, sterrati, e tanto bosco. Ogni tanto attraversa un cinghiale di corsa. Parte un cervo o spuntano lepri. 


Mi spiace per il tratto in discesa (sarà in salita per chi viene da Firenze) prima del passo della Futa. I taglialegna hanno fatto uno scempio del territorio e in particolare della strada/sentiero. Mi sorprende come CAI e Forestale non compiano il loro dovere nel fare rispettare l’ambiente.
La cena del Camping Il Sergente è ottima. La notte nel bungalow passa veloce, il sonno è profondo dopo la ninna nanna della musica folk che allieta la serata degli ospiti. C’è anche la piscina, un costumino mi avrebbe fatto comodo. Ma lo zaino è già pesante con l’estremo necessario.
Sono un po’ spaventato dall’impegno necessario. Non mi aspettavo tanto dislivello su pendenze cosi’ impegnative. Controllo il percorso. Il programma del secondo giorno, anche se pieno di discesa sembra essere duro. Altri duemila metri di dislivello in una sessantina di chilometri. Ci vuole tempo. Il fatto è che devo prendere il treno e non posso tardare. In piu’ voglio anche fare almeno un giro a Firenze. Decido di seguire la traccia sino a San Pietro a Sieve e poi di proseguire diritto nel capoluogo toscano: mille di dislivello in una sessantina di chilometri. Tagliata solo l’ultima salita, magari da recuperare quando la rifaro’ nell’altro senso.




Oggi le salite valgono doppio. Nelle gambe morde la fatica del giorno prima. Ma la tanta discesa aiuta. Qualche tratto tecnico non guasta, anzi aumenta il piacere. Sono solo e non posso esagerare.

 
E poi..

Quando appare Firenze si accende lo spettacolo. Sparisce la stanchezza. Via giu’ in Piazza della Signoria, il Duomo, il Campanile di Giotto,  Ponte Vecchio, gli Uffizi , emozione. Purtroppo al mercatino di San Lorenzo non trovo la bancarella del Lampredotto. Mi informero’ meglio la prossima volta.
E’ divertente anche prendere il treno.



Stavolta lo spettacolo è dal finestrino, finchè il sonno non prende.