mercoledì 10 aprile 2013

[mtb] Dorsale Lariana le prealpi del lago di como

Ci sono dei posti sorprendenti proprio accanto a noi. A volte non ce ne accorgiamo neanche. E commettiamo il delitto.


  




Quando giungo a Bellagio è ancora tutto avvolto nel buio pesto. Da qui partiro’ per raggiungere Como lungo il lago, niente si muove.  Parcheggio e completo la preparazione.



Gli otto gradi aumenteranno di poco e potrebbe piovere, l’abbigliamento deve essere scelto con cura. Prevedo fino a dieci ore e anche gli alimenti devono essere programmati. E' venerdi', le baite potrebbero essere aperte solo il fine settimana.




Nel frattempo il Bar Rossi di Bellagio ha aperto, lo raggiungo sempre nel buio. Credete, qui servono le brioches piu’ buone d’Italia, roba d’altri tempi: anche la treccia, i cannoli alla crema e un dolcetto austriaco obbligano alla fermata. Chiedete pure i "klaine krauz" una specialità austro ungarica fatta di impasto brioche avvolta da pasta sfoglia. Se vi capiterà di essere da queste parti non dimenticate: è proprio di fronte alla biglietteria dei battelli e aliscafi.


Parto insieme al giorno, tutti e due lenti poi sempre piu’ veloci. Il clima è quello tipico di queste parti, uggioso e triste diremmo noi. In realtà è quello giusto: lacustre, umido  e velato. Mi piace, avvolge di mistero il paesaggio.



Il lungolago è una strada stretta fino a Como.Corre a una cinquantina di metri sul livello dell’acqua. A volte costringe le auto a fermarsi quando si incrociano. Il pullman di linea suona ad ogni curva.  A sinistra quasi sempre il muro di roccia, a destra lo strapiombo sulle rive.  I paesini si sviluppano lungo la strada, non potrebbe essere altrimenti, c’è solo quello spazio. Lo devono condividere per tutto. In questo contesto è facile trovare bellissime ristrutturazioni come stabili vecchi e diroccati.
Il sole appare sulle cime, ma ancora non aumenta l'intensita' della luce.


Como appare lontana, ovattata nella foschia, si avvicina, il traffico si intensifica, la raggiungo che ancora dorme.





Alcune gallerie la precedono. Sono già superati circa cinquecento metri di dislivello e una trentina di chilometri. Sono le otto e mezza, è giorno.
Da Como a San Primo la salita porta a 1682 metri slm. E' un crescere di emozioni. Si comincia con il trenino a cremagliera: si abbandona la città e il lago,  il punto di vista si innalza come anche lo spettacolo. 





Non è una giornata limpida, già queste prime ore lo fanno presagire, ma questo non limita le sensazioni positive. Anzi, i passaggi delle nuvole, la foschia, la nebbiolina che gioca col bagliore della luce fanno sembrare questo posto pieno di palazzi storici fermo nel passato .


La cremagliera porta a Bernate. Un vecchietto sputacchiandomi addosso mi indica la direzione. Da San Maurizio comincia una salita prepotente. Ne faccio un pezzo sul sentiero ripidissimo e sempre umido, un'altro sulla strada finchè c’è.  E’ inutile rovinare le gambe, servono per sei sette ore ancora.


Dopo la prima colma e una pietraia si entra nel faggeto: il sentiero tappezzato di foglie è un saliscendi vertiginoso in leggerissima pendenza negativa. E’ divertimento puro in velocità.



Capisco subito che le foglie, dagli effetti cromatici meravigliosi sono anche un pericolo enorme. Molte pietre e radici vengono nascosti, un’elastica tensione muscolare non deve mai mancare, il rilassamento potrebbe essere fatale. Non è difficile cadere nell’errore e nel burrone spesso a sinistra, a volte anche a destra.  Squarci di vista mozzafiato si ripetono continuamente facendo dimenticare fatica e portando attenzione da altre parti.



I panorami sono sempre velati, mai profondi, avvolti da nuvole e foschie, tutto mai chiaro. Un piccolo peccato.
Finchè dura, l’ammortizzatore mi perdonerà qualche disattenzione. Poi, inesorabilmente scoppia per la seconda volta in dieci giorni. Da qui sarà possibile pedalare solo con la trentaquattro con due rapporti disponibili: ci sarà da soffrire parecchio, ma mollare neanche per idea.



Il meccanico raggiunto per telefono mi garantisce che con l’ammortizzatore a pacco non si rischiano danneggiamenti ulteriori, non ci credo, me ne infischio. Alzo la sella e riparto. La Seven non è male neanche rigida, ma sulle pietraie in discesa, sugli gli scalini e sulle radici in full è un altro mondo . Passano baite e altre colme, poi si comincia a salire. Solo salita dura, durissima, nel tratto finale impossibile. Si sale sempre piu' in alto. In compagnia di un'aquila.



L'emozione è unica, il momento magico.



Il fondo del percorso cambia continuamente: terra, roccia, tappeto erboso, pietraie si alternano. E’ sempre tutto molto viscido e scivoloso. Sulla roccia è come sul ghiaccio.



Ascolto sempre  il comportamento della bicicletta, imparo.  L’ obbligo della trentaquattro mi costringe a qualche sosta per recuperare il respiro, ma oggi sto fisicamente bene. Lascio le nuvole sotto di me.



L’arrivo in cima a San Primo è un’ esplosione in testa, per me un’altra impresa, un nuovo punto di partenza.  Non c’è anima, mi incanto davanti al Crocifisso, sento che devo ringraziare intensamente, seguo l’istinto e m’inginocchio.


Mi rilasso solo un attimo poi comincio la discesa. Una ripida e pietrosa pista da sci riporta nel bosco, l’ammortizzatore a pacco soffre, si lamenta.  Faggi e aceri si alternano con i castagni che diventano sempre piu’ numerosi. Ai tappeti di foglie colorate si aggiungono castagne con i loro ricci. Penso ai milanesi che la domenica successiva arriveranno come le cavallette a farne incetta. Il liquido nei copertoni mi tranquillizza.

 

Il sentiero diventa rovinato, la discesa tecnica, le braccia dolgono molto. Fino a Bellagio di nuovo. Soddisfazione di una mente piu’ ricca.

-------------------------------------------------------------------------------------------
Qui la traccia: 71 km con 2060 metri di dislivello











   











 






























 

Bellagio Como Brunate Bellagio Dorsale Lariana


EveryTrail - Find the best