lunedì 3 dicembre 2012

[mtb] Dolomiti Superbike - la prima volta 2010

[mtb] Dolomiti Superbike - la prima volta 2010
di Alberto Di Lorenzo Adilo

Inesorabile arriva la domenica, la gara, e cambia tutto.
La gioiosa festosità del sabato lascia il posto alla tensione della competizione. Si, perchè questa è una gara vera: non ci sono passeggiatori, amanti della bici natura o cose simili, qui si parte solo per arrivare prima possibile.


Non è la mia natura, non potrei accettarlo, ma so che devo fare quello per cui mi sono preparato. Il clima comunque coinvolge e la tensione mi assale.
 
La notte è quasi insonne, per ingannare l'ansia scrivo, poi, molto tardi mi addormento.
Anche il tempo cambia: un temporale burrascoso, violento quanto improvviso, illumina il cielo e tuona durante la notte.
Aumenta l'angoscia perchè il percorso bagnato e il freddo sono grosse difficoltà in piu'. Sarà cosi' solo in parte.


 
Alle 5.00 la luce entra nella stanza dell'albergo, ma non mi sveglia. E' il cuore che d'istinto comincia a battere pesante e mi fa aprire gli occhi.
La mia è una storia particolare, un anno prima pesavo venti chili in piu', pensavo solo a tagliatelle e salsicce piu' che a scalare montagne in mtb. Ero stato casualmente spettatore di questa manifestazione e avevo lanciato, da pazzo, la mia sfida.
Dovevo fare la prova dignitosamente ed era il momento del giudizio. Non potevo sbagliare, per questo la tensione saliva.

Sapevo che le incognite erano tante, che le difficoltà non le conoscevo come non conoscevo se il tipo di preparazione sarebbe stata sufficiente a raggiungere il risultato che mi ero prefissato.
E non avrei avuto prove d'appello.
Conoscevo solo quello che avevo fatto per arrivare li' e il tipo di risultato che volevo ottenere.

Questa è la mia ansia, ma è cosi' per tutti, anche per il campione del mondo. Ne avro' le prove piu' tardi.

Balzo dal letto, faccio tutte le faccende compresa la colazione.

Mi metto la divisa degli Sbubbikers, è bellissima: mi sento come un cavaliere che indossa l'armatura prima della battaglia. Mi emoziono.

La tensione, non capisco perchè, sale ancora e ancora. Sale troppo. Saluto mia moglie e il mio piccolo: durante la notte mi era arrivato un sms per lui dall'organizzazione: Complimenti Simone, hai concluso la prova in 2.21'50"... diciasettesimo su 42, era stato bravissimo.
Organizzazione perfetta, è stata sempre severa e impeccabile.
Intanto sono sempre piu' teso.

Carico la bicicletta sull'auto e parto: Villabassa è a circa quindici chilometri, desideravo fossero cinquecento.
Accendo la musica e parte Gloria Gaynor nel CD di Ocram, di solito mi carica, qui mi devasta. Esplodo e mi sfogo, non mi vede nessuno. Mi farà benissimo perchè da li' in poi mi sentiro' bene per tutto il giorno.

Arrivo parcheggio e cerco la fila dietro la linea di partenza. C'è un mare di bikers. Molti si scaldano su e giu' per il piccolo paese. Vengono ripresi verbalmente dal servizio d'ordine: occorre prendere la posizione di partenza.
Appenna vedo la "fila" mi viene un collasso che mi fa tremare le gambe: è un fiume in piena. Non so descrivere 3500 bikers fermi ad aspettare il colpo di pistola.

 

Si parte scaglionati in piu' gruppi. Un gruppo ogni cinque minuti circa. Ogni gruppo puo' essere fino a mille bikers, ma saranno cinquecento/seicento circa. Il campione del mondo insieme agli altri campioni è nel primo gruppo, quello rosso, quello di un altro pianeta. Va in salita come io vado in discesa, quella ripida.

 
Ma ho un problema grosso. Molto grosso.
Ho calcolato che il primo "out time" è alle 10.30 dopo circa 38 chilometri dove si deve scegliere la lunghezza della propria gara: 56 o 119 km. Non è la stessa cosa. La media che potrei tenere nella prima lunghissima salita, circa 12 chilometri, mi consentirebbe di arrivarci agevolmente, ma non troppo.
Sono obbligato a stare largo perchè i successivi controlli obbligano a medie minime non proprio tranquille, anzi da gara. Pena la squalifica e comunque la chiusura dei cancelli.
Ma la partenza quindi non sarà alle 7.30, il mio gruppo parte alle 7.50 e c'è anche ritardo. Alla fine devo considerare una riduzione del tempo per arrivare al cancello di circa 45 minuti. E' troppo, la cosa mi avvilisce: non posso tirare e sciuparmi perchè, nonostante abbia deciso per i 56 con 1688 metri di dislivello da superare,  vorrei avere la possibilità di buttarmi sul percorso lungo. Ma come detto questa è una gara vera, non una passeggiata: devi correre al massimo non al risparmio.

Uno speaker alla partenza stimola tensione, non ci sarebbe bisogno. Per nessuno.
Le biciclette, nessuna esclusa sono tiratissime e leggerissime, anche troppo. Anche le gambe degli atleti lo sono. Si parlano tante lingue, poco italiano. La mia Seven cattura molto l'attenzione, mi fa piacere. Purtroppo non è conosciuta dagli italiani e questo spiega tante cose.
Difficile trovare gente come me, che vorrebbe correre piano. Anche questo sarebbe inquietante, ma ho raggiunto il mio equilibrio psichico. So che posso fare il risultato che cerco, che voglio con tutto me stesso e mi sento fisicamente bene.


Arriva il turno del mio gruppo. Il conto alla rovescia termina con lo sparo e tutto il gruppo parte deciso e lento tra le urla e gli applausi della gente che osserva dagli spalti allestiti nella piazzetta del paesino della Val Pusteria.





Si comincia  a salire, le facce si deformano..Il  fiume in piena comincia a scorrere per le piccole stradine della valle. Dopo qualche chilometro si comincia a salire a faticare davvero. Le facce si deformano. Non è possibile superare, lo sarà piu' tardi. Chi ci prova prende grossi rischi e viene ammonito. Si rischia una grossa caduta di massa. Non ci sono particolari problemi durante l'intoppo iniziale. Si vede che sono tutti biker forti e navigati: nessuno ciondola, tutti mantengono le linee e il passo imposto dalla situazione. Dopo qualche altro chilometro la situazione fluidifica e le cose cambiano. Chi puo' scatta e va, e non si vedrà piu'. La nebbia che aveva ovattato Villabassa nelle prime ore del mattino si è completamente dissolta. Si stava dissolvendo anche  la frescura delle preme ore della giornata. Sarà la fatica, ma diventa sempre piu' caldo. Non mi dimentico mai di bere. E a intervalli regolari di mangiare e integrare. Carboidrati piu' o meno pronti e sali minerali per la prima parte della corsa. 
Il corpo umano non è fatto per uno sforzo come questo, non è naturale. Se non ci si alimenta, ci si logora. Occorre integrare alla perfezione, è da tempo che studio come, cerco di aiutarmi anche ascoltando le mie senzazioni.



Chi ti deve scappare scappa, poi rimangono quelli del tuo livello e comincia il confronto. Devo arrivare al cancello prima possibile e cerco, rispettandomi, un'andatura brillante. Si cominciano a memorizzare alcune facce. Poche parole, tutti pedalano e basta.



La lunghissima salita è su asfalto, solo l'ultimo tratto sarà sterrato. Non mi fa piacere, ma capiro' che non potrebbe essere altrimenti per salvaguardare l'incolumità dei 3500 atleti.



La natura è fantastica, lo scenario è mozzafiato: paesaggi maestosi. Pochi ci fanno caso: tutti zitti a testa bassa a pedalare. La gente accalcata a tratti sul bordo strada urla e incita.
Ci troviamo a pedalare in tre, in un gruppetto che prende un ritmo superiore al gruppo di atleti di quel tratto. Cominciamo ben presto a raggiungere i ritardatari del gruppo partito prima di noi. Buon segno, mi diverto.



Rimaniamo in due prima dell'inizio dello sterrato, staremo insieme fino al cancello. Poi in vetta, a 2010 mt/slm c'è il primo ristoro. Sarà il punto piu' alto del percorso. Io lo prendo come d'abitudine, ma non è il modo giusto.




Qui ci si puo' fermare, ma pochi lo fanno. Ci si ristora al volo, con i funzionari del servizio che ti passano gli alimenti al volo. Mi impressiono, ma continuo a rispettare i miei limiti. Mi rifocillo in troppi minuti e riparto. Comincia la discesa. Si deve scendere il piu' velocemente possibile e vengono fuori i limiti delle biciclette leggere e poco ammortizzate. Le biciclette leggere diventano stuzzicadenti impazziti. Lanciati alla ricerca del limite di gara, ai bikers non viene perdonato il minimo errore. Un sasso preso male o una buca non vista diventa un trampolino che fa saltare e impazzire la bicicletta. Per le fortissime sollecitazioni le borracce volano, a volte strappando il portaborracce. A terra formano un pericoloso tappeto, sembra la vasca delle palle dell’asilo, occorre evitare. E’ impressionante.
Escono le catene. Qualcuno le perde e saranno dolori grossi. Se ne accorgerà troppo piu’ in basso, quando non sarà piu’ possibile rimediare. I piu’ sfortunati cadranno cercando il successivo colpo di pedalata.
Altri  cadono e si travolgono. Il servizio di soccorso sa che c'è da lavorare e difatti qui è particolarmente concentrato.







La mia Seven, gia fenomenale in salita, qui è una goduria: so che mi perdona tutto e me la godo. Vado come il vento.



Continuo a essere tranquillo e a stare bene, l'ultimo tratto di discesa prima del cancello, dopo qualche meraviglioso tratto tra i prati, è una specie di ciclabile con pendenze -1/-3. Qui raggiungiamo velocità inaspettate e il cancello davanti a noi aperto.


Ce l'ho fatta, ma si chiude in quel momento alle nostre spalle. Questo mi blocca a riflettere mentre il mio "compagno" sparisce nella sua corsa. L'organizzazione è fiscale. Non tiene neanche conto del ritardo della partenza. Gli orari saranno rispettati. Sto molto bene, ma conta poco perchè valuto che ho solo circa 800 metri di dislivello superato. Non mi spaventano i novanta chilometri che rimarrebbero, ma i tremila metri di dislivello che non so valutare. Penso alle saggezze di Muccio e torno verso l'altro percorso. Anche il ristoro successivo me lo prendo con l'inopportuna calma.

 

Poi l'"altra salita". Molto lunga, molto piu' ripida della precedente, di quelle che non finiscono mai e che salendo ne vedi continuamente comparire dei tratti nuovi. Qui chi si doveva bruciare si brucia e finisce. Mancano venti chilometri all'arrivo.

 

 

Dalle malghe d'alta montagna bellissimi bambini biondi ci offrono da bere acqua d'oro: il ristoro prima della salita mi aveva riempito la borraccia di una soluzione di acqua e sali troppo concentrata e imparo che, sotto sforzo, puo' essere imbevibile e dannosa. Accetto e ringrazio.
Qualche angelo ha sistemato degli annaffiatori da prato su parte della strada: passandoci sotto fanno una rinfrescante meravigliosa specie di doccia.





Manca sempre meno e tiro fuori tutto quello che mi rimane dentro, anche quello che avrei speso nei 119 se avessi scelto l'altra strada. E vado inaspettatamente forte, mi diverto come non mai. I resoconti diranno che nell'ultima ora e mezza recupero ben centoventisette posizioni.


Raggiungere quella vetta è la conquista della seconda parte della gara. Poi una discesa che nell'ultimo tratto diventa straordinariamente tecnica: il bosco sopra Villabassa propone del freeride e single track che valgono un viaggio da queste parti. Solo le abbondante pioggia della notte ha reso il terreno un po' molle, ma sempre bello.



Poi l'arrivo in paese accolto da instancabili spettatori. Non è possibile non commuoversi. L'obiettivo è raggiunto: comunque sia, ho vinto.

 



Al traguardo ricevo immediatante un sms con il tempo impiegato. C'è una grossa differenza con quello del mio garmin: sono le soste ai ristori. Troppo per loro, ideali per me.
Mi aspetta di tutto: massaggi, lavaggio bici panini, frutta e spaghettata. Un delirio.
Poi tutto si interrompe improvvisamente: sparisce il sole ritorna il temporale. Penso ai bikers dei 119, ma solo per un attimo, solo perchè avrei potuto trovarmi là. Telefono alla famiglia che mi raggiunge, facciamo festa e torniamo in albergo. Brindiamo. Cala la sera, cala la tensione, c'è la finale di coppa del mondo di calcio, ma mi lascio crollare nei sogni. Il sogno dei 119.


La sfida è gia rinnovata.






pettorale 4122
località I-Rimini
categoria 56,9 Master 4 Men
orario di partenza 8:05:56,7
orario d'arrivo  12:11:55,4
tempo di corsa 4:05.58,7
media oraria 13,879 km/h
posto assoluto 1195
posto categoria 114

tempi di passaggio intermedi:
postazione, orario, tempo
posto
generale

 Plätzwiese 9:36.38,7 1:30.42,0
 119.
 1249.

 Toblach/Dobbiaco 10:47.04,6 2:41.07,9
 127.
 1322.

 Niederdorf /Villabassa 4:05.58,7
 114.
 1195.
 

Qui la traccia della mia gara
Dolomiti Superbike 2010 56,9 km at EveryTrail
e la nuova sfida
Dolomiti Superbike 2010 new target for adilo at EveryTrail

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RINGRAZIAMENTI
Anche in questa occasione non posso dimenticare di  ringraziare mia moglie Sabina che con pazienza sopporta e asseconda questa passione / pazzia.
Devo ringraziare anche tutti gli Sbubbikers che hanno consentito, con le loro uscite, di formare la preparazione adeguata e la fiducia nella possibilità di affrontare brillantemente questa prova impegnantiva.
Mi auguro che si possa ripetere in gruppo, anche con le famiglie

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